La sete della conoscenza muoverà tanti ad accostarsi a questo ultimo lavoro frutto di un tempo non breve che fa luce su un bene prezioso della nostra comunità: La Chiesa del Carmine, con il coro e il convento e tutti i suoi tesori, dimenticati in parte o guardati, fino ad ora, con indifferenza (che fa rima con ignoranza). L’autore ha dovuto spulciare antichi testi polverosi, visitare molti archivi, sfogliare fonti con occhio vigile, confrontare ipotesi, interpretare parole e immagini. E così ci restituisce una bellezza dimenticata, nascosta, trascurata, forse anche calpestata e offesa; il trascorrere dei secoli non giustifica la dimenticanza o l’incuria, e meno ancora tollera la distruzione. La conoscenza del passato è l’argine ad istinti vandalici di eliminazione. Il nostro autore, per formazione culturale e passione personale, sa molto bene quale sia il valore per la comunità di oggi del recupero dei tesori che giacciono sotto la polvere del tempo che inevitabilmente si accumula se si interrompe l’opera amorevole e continua di chi li custodisce con cura perché li ha raccolti dall’eredità ricevuta dai propri antenati; c’è, in questo impegno, la fedeltà ad un testamento, rendere omaggio alle generazioni passate che ci hanno tramandato ciò di cui noi oggi godiamo e di cui dobbiamo andare orgogliosi.
Dalla prefazione di Marcello Paradiso
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