La via Francigena non concludeva il suo itinerario a Roma, poiché i pellegrini del medioevo non di rado continuavano il loro cammino al fine di raggiungere le altre due mete di quelle che nell’alto medioevo erano considerate, con Roma, le “peregrinationes maiores” : il Santuario garganico di San Michele Arcangelo e il Santo Sepolcro in Terrasanta La via quindi proseguiva verso sud, seguendo un itinerario che questo libro ha inteso ricostruire sulla base delle fonti documentarie e delle testimonianze dell’antica arteria stradale che il territorio conserva : dalla toponomastica, ai resti delle strutture ricettivo-assistenziali (in particolare le magioni degli ordini ospedalieri, con chiese e “spedali”), ai monumenti e alle opere d’arte nelle quali sono ravvisabili segni e simboli del pellegrinaggio o messaggi rivolti ai pellegrini. Il percorso si svolgeva seguendo, almeno in parte, le direttrici delle consolari romane che avevano “innervato” tutto il sud d’Italia, talvoltautilizzandone anche i manufatti, ma ne risultò un tracciato del tutto diverso, sia a motivo dei mutamenti intervenuti nell’assetto del territorio, a livello sociale ed economico, sia per la necessità di raggiungere con un percorso più breve e funzionale il Santuario garganico di Monte Sant’Angelo. Nacque, così, e si consolidò l’itinerario di pellegrinaggio che dalla valle Latina si portava nella valle del Volturno sino a valicare, in corrispondenza del Massiccio del Matese, la linea spartiacque tra il versante Tirrenico e quello Adriatico.
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